Posted 01 December 2021 by Pier Luigi Lai

Come la tecnologia TI e il pensiero computazionale attivano la creatività e la capacità di analisi

Posted by Pier Luigi Lai, formatore senior, membro di T3 Italia e editore del booklet “La calcolatrice grafica all’esame di stato – Esempi pratici con la TI-Nspire™ CX II-T”.

Predisporsi all’innovazione attraverso la condivisione

Mi occupo di formazione per docenti su metodologie didattiche e discipline STEM. Durante il mio lavoro cerco di trasmettere la mia predisposizione ad allargare la didattica a più metodologie ad insegnanti e docenti facilitando loro il lavoro. Innanzitutto, con la condivisione. La condivisione delle buone pratiche è l’obiettivo principale dell’attività della rete degli insegnanti T3. Per rendere più semplice l’insegnamento ci si appoggia sulle spalle degli esperti, di chi ha già sperimentato e raccolto evidenze positive. Come fare un determinato esperimento di fisica con l’app oppure come risolvere un esercizio con l’aiuto degli strumenti tecnologici. Spesso c’è un po’ di timore ad appoggiarsi alla calcolatrice. Ma queste titubanze possono essere superate con la distribuzione di materiali pronti per andare in aula in modo da permettere agli insegnanti di preparare l’intervento didattico nel giro di mezz’ora con facilità. In questo blog vorrei condividere le mie convinzioni sul perché l’innovazione e l’uso della tecnologia nell’insegnamento è importante.

Le resistenze all’innovazione
Il cambiamento porta fatica, il lockdown ce lo ha dimostrato, c’è stata molta resistenza all’innovazione nel campo dell’istruzione. Nel momento in cui le scuole hanno dovuto iniziare la didattica a distanza, sono state in un certo qual modo obbligate ad innovare. L’innovazione porta nuovi strumenti e paradigmi e questo può essere difficile da accettare. Alcune persone potrebbero dire: “L’innovazione non funziona”. Invece, di fatto, l’innovazione porta a imparare cose nuove, porta fuori dalla zona di comfort e proprio per questo, all’inizio, può non piacere. Un mio maestro mi diceva: “Se migliori giorno per giorno, andrai lontano”. La pandemia ha messo in crisi la scuola, italiana e non solo, ma è stata anche un’opportunità. Ha imposto cambiamenti e introdotto metodologie diverse e innovative che hanno migliorato tanti aspetti.

La programmazione abilita il pensiero computazionale

Ritengo che sia importante insegnare a scuola la programmazione essenzialmente per due motivi. Il primo perché la tecnologia è una componente importante per capire la società del presente e del prossimo futuro: comprenderla vuol dire essere attivi rispetto alle trasformazioni senza subirle passivamente. Il secondo perché il pensiero computazionale è una forma di pensiero logico particolare: permette di verificare gli assunti fatti e di attivare il ciclo di miglioramento attraverso la correzione degli errori. Faccio un ragionamento, progetto il codice, verifico se funziona e correggo. Con i linguaggi di programmazione avanzati come il Python questo processo è più accessibile. Infatti, può essere utilizzato anche da chi non ha familiarità con la programmazione di codice strutturato. Ai ragazzi che hanno solo un’infarinatura di programmazione, do il codice, oppure le righe di codice, oppure i pezzi di codice che loro devono mettere insieme, perché non hanno ancora le competenze di base sufficienti per farlo da zero. Questo permette, e qui la calcolatrice grafica esprime al massimo le sue potenzialità, di concentrarsi sull’obiettivo didattico.  Questi strumenti abilitano una didattica cosiddetta rovesciata: non c’è sempre bisogno di tutte le conoscenze per poter parlare di un tema, la tecnologia è capace di abilitare la comprensione dei fenomeni di superficie di argomenti complessi; in pratica può svolgere egregiamente il ruolo di mediatore cognitivo.

La calcolatrice grafica facilita la didattica laboratoriale

La calcolatrice grafica attiva la didattica laboratoriale, facilmente, molto facilmente. Mi permette di far lavorare la classe su un compito di realtà, ad esempio analizzare un’azienda. Come sta andando col fatturato negli anni e come andrà in base alle proiezioni. Ecco, se gli studenti dovessero farlo a mano dall’inizio, facendo tutti i calcoli, perderebbero il fenomeno nel suo insieme. Quando si riesce a percepire il tutto, la dimensione si sposta dal particolare della disciplina ad un complesso dove quella applicazione matematica è contenuta. I ragazzi ne acquisiscono la consapevolezza, non possono più fare a meno di sperimentare. La conseguenza è che, per dirlo a quelli che sono diffidenti verso lo sviluppo delle competenze prima delle conoscenze, quei ragazzi torneranno fortemente alle conoscenze, ne avranno proprio bisogno. Prima gli ho detto io quello che dovevano studiare, dopo diranno: “Ce lo devi insegnare perché abbiamo capito che è importante”.

Il pensiero computazionale attiva la creatività

Il pensiero computazionale, opportunamente mediato e calibrato, risulta essere un potente mezzo per attivare l’espressione creativa. Ad esempio, fare l’esperienza della caduta di un grave a scuola significa approntare un laboratorio, impiegare del tempo per la sua preparazione e coinvolgere un assistente tecnico. Ciò vuol dire che l’insegnante deve lavorare molto tempo prima di far fare questa esperienza (l’attrezzatura classica da laboratorio ha bisogno di circa 1,5 h per l’allestimento). Utilizzando un accelerometro lo si può fare in meno tempo. Con una calcolatrice TI-Nspire™ CX si possono poi importare i dati e ricostruire facilmente dal punto di vista matematico questo tipo di esperimento. Io immagino dei ragazzi, epistemologicamente curiosi, che si divertono a creare le funzioni, le più disparate possibili. Difficilmente lo avrebbero fatto se non avessero avuto la calcolatrice. Così si costruisce il circolo dell’apprendimento: progetto il codice, lo testo, vedo cosa mi viene fuori, lo correggo e torno indietro.

La calcolatrice grafica favorisce lo sviluppo della capacità di analisi complessa

Riscontro spesso una certa diffidenza da parte degli insegnanti verso l’uso della calcolatrice grafica in classe. Il problema è che dobbiamo superare la sensazione che con la calcolatrice grafica il compito di matematica sia facilitato. Se io dico di fare “2×2”, sto richiedendo una competenza di calcolo, ma se io chiedo di saper applicare quel calcolo, non c’è pagina web che mi faccia copiare. All’esame di Stato è permesso usare le calcolatrici perché si mira a verificare una competenza, non una conoscenza. Non abilità di calcolo ma capacità di analisi o, addirittura, creazione di un modello matematico.

Le competenze prima delle conoscenze

È la stessa dinamica che si è presentata per le valutazioni durante la dad, cioè: come faccio a fare una valutazione a distanza che sia una valutazione autentica (a parte che una valutazione non è mai autentica, ma sempre soggettiva)? Come faccio a fare una valutazione che possa essere certificativa? Durante tutte le lezioni che ho fatto, spiegavo: Se vuoi fare la domanda: “Quando è nato Garibaldi?”, non puoi fare nessuna certificazione perché oltre lo schermo c’è Alexa che trova la data, e senza che tu te ne accorga. Ma se fai una domanda del tipo: “Perché è importante Garibaldi nella storia?”, allora è tutta un’altra “storia” :D

Vai a estrarla questa informazione! Se metto gli studenti nella situazione di applicare le competenze, per forza di cosa riesco a fare una valutazione certificativa. La stessa cosa vale per la calcolatrice grafica. Se io dico di fare il grafico della funzione, è la calcolatrice a farlo (devo solo aver capito come far funzionare i tasti) ma se chiedo come applicare questa funzione nella vita quotidiana, le cose sono diverse!

E quando le conoscenze per supportare quelle competenze non dovessero risultare sufficienti, i bravi studenti stessi chiederanno e cercheranno di colmare le lacune.